Voi, ch'avete mutata la maniera
dei plagenti detti dell'amore
dalla forma dell'esser lą dov'era,
per avanzar ogn'altro trovatore;
avete fatto como la lumera,
ch'allo scuro partito dą splendore,
ma non lą ove luce l'alta spera,
la quale avansa e passa di chiarore.
E voi passat'ogn'om di sottigliansa,
e non si trov'alcun, che ben esponga,
tant' č iscura vostra parlatura.
Ed č ritenuta gran dissimigliansa,
ancor che il senno venga da Bologna,
trarre canzon per forza da scrittura.
Voi, ch'avete mutata la mainera
de li plagenti ditti de l'amore
de la forma dell'esser lą dov'era,
per avansar ogn'altro trovatore;
avete fatto como la lumera,
ch'a lo scuro partito dą sprendore,
ma non quine ove luce l'alta spera,
la quale avansa e passa di chiarore.
E voi passat'ogn'om di sottigliansa,
e non si trov'alcun, che ben ispogna,
tant' č iscura vostra parlatura.
Ed č tenuta gran dissimigliansa,
ancor che 'l senno vegna da Bologna,
traier canson per forsa di scrittura.
Tratto da: ORBICCIANI, Bonagiunta (2003). «XIX
: Sonetto I : Voi, ch'avete mutata la mainera». In: Idem. Rime
[online]. WWW (PDF)
[cit. 24.10.2012]:
<http://www.classicitaliani.it/duecepdf/Orbicciani03.pdf>. A cura
di Giuseppe Bonghi, edizione di riferimento Zaccagnini-Parducci.