'Attraverso me si va nella città che soffre,
attraverso me si va nel dolore eterno,
attraverso me si va tra la gente perduta.
Giustizia mosse /muovere, p.rem. III sg./ il mio alto facitore; mi fece /fare, p.rem. III sg./ il divino potere, la somma sapienza e l'amore primario.
Prima di me furono create /creare, p.rem. III pl.passiva/ soltanto cose eterne, e io duro eternamente. Lasciate ogni speranza, voi che entrate'.
Io vidi /vedere, p.rem. I sg./ queste parole oscure scritte in cima a una porta; e per questo io dissi /dire, p.rem. I sg./: "Maestro, il loro senso è difficile per me ".
'Per me si va ne la città dolente,
per me si va ne l'etterno dolore,
per me si va tra la perduta gente.
Giustizia mosse il mio alto fattore;
fecemi la divina podestate,
la somma sapïenza e 'l primo amore.
Dinanzi a me non fuor cose create
se non etterne, e io etterno duro.
Lasciate ogne speranza, voi ch'intrate'.
Queste parole di colore oscuro
vid'ïo scritte al sommo d'una porta;
per ch'io: "Maestro, il senso lor m'è duro".
Tratto da: Alighieri, Dante. La Commedia secondo l'antica vulgata. A cura di Giorgio Petrocchi. Firenze: Le lettere, 1994. Internet (6.4.2008). http://www.danteonline.it/italiano/opere.asp?idope=1&idlang=OR
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