Slezská univerzita v Opavě

Ludovico Ariosto

Orlando furioso

(XI, 23-28)

Preambolo

Orlando ha vinto il tiranno Cimosco e ha gettato in mare il suo archibugio.


Trascrizione didattica (Vai al testo originale)

23
La macchina infernale, tirata in superficie
per incanto da più di cento passi di acqua,
dove stette /stare, p.rem. III sg./ nascosta
per molti anni,
fu portata prima tra gli Alamanni;
i quali, facendone uno ed un altro esperimento,
e assottigliando loro il demonio
la mente vieppiù ai nostri danni,
infine ne ritrovarono /ritrovare, p.rem. III pl./ l'uso.

24
Poi Italia e Francia e tutte le altre parti
del mondo hanno appreso quella tecnica crudele.
Qualcuno spande in forme cave il bronzo,
che la fucina accesa ha liquefatto;
altri bugia il ferro; e chi piccolo,
chi grande, forma il vaso che più e meno pesa:
e chi lo denomina bombarda e chi schioppo,
chi cannone semplice, chi cannone doppio;

25
chi sento denominarlo sagra, chi falcone, chi colubrina, come al suo autore più aggrada;
che spezza il ferro, e apre e rovina i marmi,
e ovunque passa si fa dare la strada.
Misero soldato, rendi alla fucina
tutte le armi che hai, fino alla spada;
e prendi in spalla uno schioppo o un archibugio;
ché senza, io so, non toccherai stipendi.

26
O scellerata e brutta invenzione, come trovasti
/trovare, p.rem. II sg./ posto in un cuore umano?
Per causa tua la gloria militare è distrutta,
per causa tua il mestiere delle armi è senza onore;
per causa tua il valore e la virtù sono ridotti così,
che spesso il rio pare migliore del buono:
per causa tua la gagliardia, l'ardire non possono
più venire a confrontarsi sul campo di battaglia.

27
A causa tua tanti signori e tanti cavalieri
sono giti ed andranno sotterra, prima che sia finita
/finire, cong.pas. III sg./ questa guerra,
che ha messo in pianti il mondo, ma più l'Italia;
che se io vi ho detto, il detto mio non erra,
che ben fu il più crudele di quanti ingegni empi e maligni mai furono al mondo, chi immaginò
/immaginare, p.rem. III sg./ ordigni sì abominevoli.

28
E crederò che Dio chiuda /chiudere, cong.prs. III sg./ quella maledetta anima nel profondo
del cieco abisso, appresso al maledetto Giuda, perché vendetta ne sia in eterno.
Ma seguitiamo il cavaliere che brama di trovarsi in fretta all'isola di Ebuda,
dove le donne belle e delicate
sono date per vivanda a un mostro marino.

Testo originale Vai alla trascrizione moderna

23
La machina infernal, di più di cento
passi d'acqua ove stè ascosa molt'anni,
al sommo tratta per incantamento,
prima portata fu tra gli Alamanni;
li quali uno ed un altro esperimento
facendone, e il demonio a' nostri danni
assuttigliando lor via più la mente,
ne ritrovaro l'uso finalmente.

24
Italia e Francia e tutte l'altre bande
del mondo han poi la crudele arte appresa.
Alcuno il bronzo in cave forme spande,
che liquefatto ha la fornace accesa;
bùgia altri il ferro; e chi picciol, chi grande
il vaso forma, che più e meno pesa:
e qual bombarda e qual nomina scoppio,
qual semplice cannon, qual cannon doppio;

25
qual sagra, qual falcon, qual colubrina
sento nomar, come al suo autor più agrada;
che 'l ferro spezza, e i marmi apre e ruina,
e ovunque passa si fa dar la strada.
Rendi, miser soldato, alla fucina
per tutte l'arme c'hai, fin alla spada;
e in spalla un scoppio o un arcobugio prendi;
che senza, io so, non toccherai stipendi.

26
Come trovasti, o scelerata e brutta
invenzion, mai loco in uman core?
Per te la militar gloria è distrutta,
per te il mestier de l'arme è senza onore;
per te è il valore e la virtù ridutta,
che spesso par del buono il rio migliore:
non più la gagliardia, non più l'ardire
per te può in campo al paragon venire.

27
Per te son giti ed anderan sotterra
tanti signori e cavallieri tanti,
prima che sia finita questa guerra,
che 'l mondo, ma più Italia ha messo in pianti;
che s'io v'ho detto, il detto mio non erra,
che ben fu il più crudele e il più di quanti
mai furo al mondo ingegni empi e maligni,
ch'imaginò sì abominosi ordigni.

28
E crederò che Dio, perché vendetta
ne sia in eterno, nel profondo chiuda
del cieco abisso quella maladetta
anima, appresso al maladetto Giuda.
Ma seguitiamo il cavallier ch'in fretta
brama trovarsi all'isola d'Ebuda,
dove le belle donne e delicate
son per vivanda a un marin mostro date.


Tratto da: Ariosto, Ludovico (1992). Orlando furioso. Introduzione, note e commenti di Marcello Turchi; presentazione critica di Edoardo Sanguineti. Milano: Garzanti. Internet (10.3.2008): http://www.liberliber.it/biblioteca/a/ariosto/orlando_furioso/html/index.htm

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